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James Wines - SITE


Biografia

Architetto e artista statunitense, James Wines (1932) ha legato la sua lunga carriera professionale all’organizzazione multidisciplinare SITE (Sculpture in the Environment) da lui fondata a New York nel 1970, assieme a A. Sky, E. Sousa e M. Stone.
Esponente di punta del design ambientale e dell’architettura organica, Wines è scultore attivo fin dagli anni Cinquanta. Si laurea alla Syracuse University nel 1956 e da allora ha diretto progetti e ricerche di architettura, tenuto conferenze in centinaia di atenei e scritto numerosi saggi per libri e riviste in tutto il mondo.

Importante il periodo passato a Roma, in cui Wines entra in stretto contatto con molti artisti che vivevano nella città eterna. In merito Wines ricorda: "sono stati anni intensi e con molti ho mantenuto i contatti. In quel periodo ho poi conosciuto i gruppi Archizoom, Superstudio, Ufo, fra Firenze e Milano, in particolare ho avuto scambi con Gianni Pettena, Andrea Branzi e Michele De Lucchi. Pierre Restany e Bruno Zevi poi hanno realizzato la mia prima monografia, “SITE: Architecture as Art” (St. Martin’s Press, 1980)" (Domus, intervista di G. Ricci, 2018).

Tra le sue pubblicazioni vanno menzionate De Architecture (1987) e Green Architecture (1999).
Nella pellicola Ecological Design: Inventing the Future (1994, regia di B. Danitz), Wines ha modo di esporre uno dei concetti base della sua visione architettonica, affermando che “il 20° secolo è iniziato con gli architetti ispirati alla nuova era industriale e tecnologica. (...) Come una forza ispiratrice nel 1910, si può capire. Ma tale ispirazione nell’attuale mondo post-industriale, con l’informazione e l’ecologia, non ha alcun senso”.
Si tratta di una posizione che ha ispirato anche l’avvio del progetto di SITE, “ascrivibile al movimento dell’architettura radicale (...) una linea anticonvenzionale, antifunzionale e antiformale, fondata su concetti come inversione logica, indeterminazione, frammentazione” (Camerana).

SITE orienta la sua sperimentazione verso luoghi urbani “vivi”, come piazze, spazi aperti, parcheggi, autostrade: la funzione di “arte ambientale” riferita all’architettura diviene nei lavori soprattutto “spazio di comunicazione”, attribuendo così alla disciplina forti connotati sociali e pedagogici.
Ne sono chiari esempi i popolari allestimenti all’Expo ‘86 di Vancouver con la passerella modulata, dove trovano spazio oggetti e mezzi di trasporto del ‘900, e al Sea and Islands Expo ‘89 di Hiroshima con il ponte Four Continents, dove convivono progettualmente vari tipi di vegetazione provenienti da diversi continenti.

Nell’opera decennale di SITE hanno avuto tuttavia ampio risalto gli interventi in alcuni edifici simbolo del consumismo statunitense, tra cui la serie di showroom della Best Products, dove l’aspetto decostruttivo si evidenzia in modo lampante nel Peeling Building (1971). Qui la facciata si sgretola letteralmente dalla struttura dell’edificio. Mentre nella serie di store costruiti tra il 1970 e il 1984, la facciata è sollevata e in bilico sull’edificio stesso.
Anche le stranianti coperture che cancellano le forme architettoniche sono un marchio di fabbrica di SITE: in Parking Lot (1976) l’asfalto ricopre le vetture; nel Forest Building (1980), la vegetazione ricopre l’intero edificio.
Il padiglione di entrata del parco Rossini Art Site a Briosco (2008) è un notevole esempio di architettura green, nel contesto di un parco diffuso ricco di attrazioni culturali, eventi, installazioni e attività laboratoriali.
In questo caso Wines "ha ideato un luogo che dialoga direttamente con il territorio e che ne diventa parte integrante. Il tetto del padiglione è verde, pensato per essere conquistato dalla vegetazione autoctona; i materiali sono di provenienza locale e le vetrate a tutta altezza sul parco fanno di questa architettura un vero e proprio cannocchiale sulle colline e montagne circostanti".

Importante la sua attività di product designer, soprattutto con aziende italiane, in questo caso Wines ha potuto sviluppare i concetti prediletti dell'inversione, della provocazione e della rilettura delle realtà in chiave sperimentale, grazie alla possibilità di rivolgersi al pubblico ristretto di Biennali e Triennali.

Si segnala in tal senso la lampadina Black Light per Foscarini (1991) che inverte il concept e la funzione stessa di lampadina. Wines pianifica un oggetto nero che non emette luce, a sua volta sprigionata invece dal porta-lampada.
Vincitore di numerosissimi premi, dal 1999 Wines continua la sua intensa attività accademica come docente di architettura alla Pennsylvania State of University.
 
 James Wines - SITE opere, prodotti e progetti famosi
 
- Denny’s Neonopolis Network, Las Vegas (USA), 2013
- Pietro Rossini Pavilion, Briosco (Italia), 2008
- Shake Shack a Madison Square Garden, New York (USA), 2004
- Antilia - Residenza privata su torre (progetto), Mumbai (India), 2003
- Museo delle Arti Islamiche (progetto), Doha (Qatar), 1997
- Aquatorium, Chattanooga (USA), 1993
- MAK Vienna Bookstore Entrance, Vienna (Austria), 1992
- Horoscope Ring Children's Park, Toyama (Giappone), 1992
- Avenue Number Five, Siviglia (Spagna), 1992
- Ross’s Landing Park and Plaza, Chattanooga (USA), 1992
- Black Light - Foscarini, Venezia (Italia), 1991
- Four Continents Bridge - Allestimento per Expo 1989, Hiroshima (Giappone), 1989
- Isuzu Space Station, Yokohama (Giappone), 1989
- Residenza privata Lauren Mallet House, New York (USA), 1985
- Candelabri Melting Silver - Baleri Design, Milano (Italia), 1985
- Struttura Highway ‘86 - Allestimento per Expo 1986, Vancouver (Canada), 1985
- Williwear Men’s Showroom, New York (USA), 1984
- Museo di Arte Moderna (progetto), Francoforte sul Meno (Germania), 1983
- Ghost Parking Lot, Hamden (USA), 1977
- Retail Store Best Products, Houston (USA), 1975
- Indeterminate Facade, Houston (USA), 1970
 
Sito ufficiale
 
 

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